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La Cucchiaiata della Verità - Perché Investire negli Altri (Anche se Non Ti Piace)

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Introduzione: La Metafora del Cucchiaio e l’Arte di Non Capire un Cazzo

Ah, l’eterna lamentela: “Perché devo pagare per i figli degli altri?”. Un grande classico, al pari di “perché devo rispettare i limiti di velocità se ho fretta?” o “perché devo lavare le mani dopo essere stato in bagno se tanto non si vede nulla?”. Domande che sembrano profonde fino a quando non ci pensi per più di tre secondi consecutivi, momento in cui il castello di carta dell’egoismo crolla miseramente sotto il peso della realtà sociale. Su Quora, un utente frustrato si chiedeva proprio questo: perché chi non ha figli deve pagare le stesse tasse scolastiche di chi ne ha. La risposta che ha ricevuto, sotto forma di parabola dei cucchiai lunghi, è tanto semplice quanto devastante nella sua verità. Perché alla fine, siamo davvero così stupidi da pensare di poter prosperare in isolamento? Sì, a quanto pare lo siamo. Ed è proprio a questo livello di stupidità collettiva che voglio dedicare il mio articolo di oggi, cercando di spiegare perché l’istruzione pubblica non è un optional ma una necessità sociale, anche per i cinici incalliti che non hanno intenzione di procreare. Spoiler: il motivo è che le persone ignoranti sono una piaga sociale che finisce per costare molto più di qualche euro di tasse scolastiche.

Capitolo 1: L’Inferno dei “Me First” e il Paradiso della Cooperazione

Immaginate di trovarvi all’inferno, seduti a un tavolo pieno di cibo delizioso, con le mani legate a lunghi cucchiai che rendono impossibile nutrirsi da soli. Tutti affamati, tutti disperati, tutti intenti a rovesciarsi addosso zuppe e contorni nel vano tentativo di raggiungere la propria bocca. Una scena patetica, no? Ecco, questo è esattamente ciò che accade in una società dove ognuno pensa solo a sé stesso. “Non ho figli, perché dovrei pagare per la scuola?”, “Non ho l’auto, perché dovrei contribuire alla manutenzione delle strade?”, “Non ho una casa, perché dovrei preoccuparmi dei tassi dei mutui?”. È la mentalità del “me first”, che trasforma ogni comunità in un inferno di opportunità mancate e risorse sprecate.

In questo scenario infernale, tutti hanno tecnicamente accesso alle risorse necessarie per soddisfare i propri bisogni, ma nessuno riesce davvero a beneficiarne perché manca la componente essenziale: la cooperazione. I lunghi cucchiai non sono un difetto del sistema, ma uno strumento progettato per insegnarci che da soli non possiamo farcela. Esattamente come il sistema fiscale che finanzia l’istruzione pubblica non è un complotto per derubare i single senza figli, ma un meccanismo che garantisce che tutti, indipendentemente dalla loro condizione economica o sociale, possano accedere all’educazione necessaria per contribuire positivamente alla società.

D’altra parte, in paradiso, con gli stessi cucchiai e lo stesso cibo, tutti sono sazi e felici. La differenza? Hanno capito che usando quei lunghi cucchiai per nutrirsi a vicenda, ognuno riceve ciò di cui ha bisogno. È la metafora della società funzionante, dove ognuno contribuisce al benessere collettivo e, di conseguenza, anche al proprio. Le tasse scolastiche che paghi oggi non sono un furto, ma un investimento nel medico che un giorno potrebbe salvarti la vita, nell’ingegnere che progetterà il ponte che attraversi ogni giorno, o nel ricercatore che scoprirà la cura per la malattia che temi. E sì, anche nell’avvocato che ti difenderà quando la tua stupidità ti farà finire nei guai legali.

Capitolo 2: Il Vecchio del Carrubo e l’Investimento Generazionale

La storia del vecchio che pianta un carrubo sapendo che non ne vedrà mai i frutti è un’altra metafora potente che ci mostra quanto sia miope pensare solo al beneficio immediato. Il vecchio pianta l’albero non per sé, ma per le generazioni future, riconoscendo che lui stesso ha beneficiato degli alberi piantati da chi è venuto prima di lui. È il ciclo della vita sociale: riceviamo dai nostri predecessori e diamo ai nostri successori.

Quando eri bambino, qualcuno ha pagato per la tua istruzione attraverso le tasse. Non erano necessariamente i tuoi genitori, ma l’intera comunità che ha riconosciuto il valore di avere cittadini istruiti. Ora è il tuo turno di restituire il favore, anche se non hai figli tuoi. Non è carità, è un investimento nel mondo in cui vivrai da vecchio, un mondo che sarà gestito, sviluppato e curato proprio da quei bambini che oggi stanno sui banchi di scuola grazie alle tue tasse.

E qui sta il punto cruciale che i “me first” non riescono a cogliere: l’istruzione pubblica non è un servizio per i genitori o per i bambini, è un bene comune che beneficia tutti, inclusi coloro che non hanno figli. Un medico istruito può curare chiunque. Un ingegnere competente costruisce ponti sicuri per tutti. Un insegnante preparato forma cittadini consapevoli che fanno scelte più informate alle elezioni, influenzando la qualità della democrazia e, di conseguenza, le politiche che influenzano la tua vita quotidiana.

Il vecchio del carrubo non è un idiota, come lo definisce Honi nella storia. È un visionario che comprende che il valore della sua azione non si misura nel beneficio personale immediato, ma nell’impatto duraturo che avrà sulla comunità. Allo stesso modo, il valore delle tue tasse scolastiche non si misura in quanto “ti torna indietro” domani, ma in quanto contribuisce a creare una società più stabile, prospera e sicura nel lungo periodo.

Capitolo 3: Il Prezzo dell’Ignoranza e il Valore dell’Istruzione

“Non mi piace vivere in un paese con un gruppo di persone stupide,” dice John Green, e mai affermazione fu più pragmatica. L’ignoranza ha un costo, e non è solo metaforico. Le persone senza un’adeguata istruzione hanno meno probabilità di ottenere buoni lavori, di contribuire significativamente all’economia attraverso le tasse e i consumi, e hanno più probabilità di ricorrere al crimine o dipendere dall’assistenza sociale. E indovina chi paga per le prigioni, la polizia e i sussidi? Esatto, tu con le tue tasse.

È un semplice calcolo costi-benefici: è più economico investire nell’istruzione oggi che pagare per le conseguenze dell’ignoranza domani. Un anno di scuola costa molto meno di un anno di carcere, e un cittadino ben istruito contribuirà molto di più all’economia di uno che non ha avuto accesso a un’educazione adeguata. Per non parlare del fatto che le società con livelli di istruzione più elevati tendono ad avere tassi di criminalità più bassi, sistemi sanitari più efficienti e una qualità della vita complessivamente migliore.

Inoltre, in un’epoca in cui la competizione globale è sempre più basata sulla conoscenza e l’innovazione, un paese che non investe nell’istruzione dei suoi giovani è destinato a rimanere indietro. E quando un paese perde la sua competitività economica, tutti ne soffrono, anche quelli che non hanno figli a scuola. I posti di lavoro spariscono, i servizi pubblici peggiorano, la qualità della vita diminuisce. È un effetto domino che colpisce tutti, nessuno escluso.

E c’è un altro aspetto da considerare: la polarizzazione sociale. Quando l’istruzione di qualità diventa un privilegio riservato a chi può permettersela, si crea una società divisa, instabile e potenzialmente violenta. La storia ci insegna che le disuguaglianze estreme portano a tensioni sociali che possono sfociare in rivolte, rivoluzioni o peggio. Come dice la risposta su Quora, “arrivano i forconi, il moschetto, la ghigliottina e la squadra di fuoco”. E a quel punto, il tuo conto in banca o la tua bella casa non ti salveranno.

Conclusioni: Il Lungo Cucchiaio della Saggezza Collettiva

Alla fine, la questione non è “perché devo pagare per i figli degli altri?”, ma “posso permettermi di non farlo?”. La risposta è no, non puoi. Non perché sei un buon samaritano o un filantropo, ma perché è nel tuo interesse egoistico vivere in una società stabile, prospera e sicura. E una tale società richiede cittadini istruiti, competenti e capaci di contribuire positivamente al bene comune.

Il sistema delle tasse scolastiche, così come molti altri servizi pubblici, è basato su un principio fondamentale: ci nutriamo a vicenda con lunghi cucchiai, perché altrimenti la vita sarebbe un inferno. Non è una questione di altruismo, ma di pragmatismo. Investire nell’istruzione degli altri non è un atto di carità, ma una strategia di sopravvivenza e prosperità collettiva.

Quindi, la prossima volta che ti lamenti delle tasse scolastiche o di qualsiasi altro contributo al bene comune, ricorda la metafora dei lunghi cucchiai e chiediti: vuoi vivere all’inferno o in paradiso? Perché la scelta, in fondo, è tua. E di tutti noi. E personalmente, preferisco di gran lunga un mondo dove tutti possono nutrirsi, anche se questo significa dover allungare ogni tanto un cucchiaio verso qualcun altro. Chiamatemi cinico, ma alla fine, è solo matematica.